Nei sistemi sanitari occidentali si osservano processi di complessivo ridisegno volti a decentralizzare cura e assistenza riservando agli ospedali la gestione di casi acuti e prestazioni specialistiche. In questo contesto si inseriscono forme di autonomizzazione dei pazienti cronici e di delega alle reti familiare/personale del supporto necessario. Tali cambiamenti hanno portato a forme di educazione all’autogestione che prevedono la formazione dei pazienti alla malattia, al riconoscimento di sintomi e condizioni di rischio, all’utilizzo di presìdi e farmaci, all’automisurazione di parametri e l’autodosaggio dei medicinali, solo per citare alcuni aspetti.
Accanto alle dimensioni tecniche e cognitive dell’apprendimento, tuttavia, la gestione quotidiana di una patologia cronica chiama in causa dimensioni relazionali ed emozionali che pur concorrendo in modo rilevante alla qualità della vita sono spesso ritenute dagli operatori sanitari di esclusiva pertinenza del singolo paziente. A questa lacuna cercano di sopperire attività di gruppo tra i pazienti, come i campi scuola descritti del lavoro qui riportato e presentato al X Convegno Annuale AISC 2013.
Gli autori della ricerca propongono una riflessione sulla relazione tra le dimensioni cognitiva ed emozionale nell’apprendimento della gestione della malattia cronica. Il caso di studio riguarda ragazzi con diabete di tipo 1, condizione che richiede una gestione cognitivamente onerosa e, soprattutto nell’età adolescenziale, emotivamente complessa.
Per consultare l’intero articolo http://www.aisc-net.org/home/wp-content/uploads/2013/11/ATTI-AISC2013.pdf
Fonte
Piras E.M., Miele F. (2013) Oltre calcolo e cognizione nella gestione delle malattie croniche. Apprendimento esperienziale ed emozionale in un campo scuola per adolescenti diabetici.. Atti del X Convegno Annuale AISC 2013, 195-199.